Quell’antiamericanismo lasciato alle destre

C’è un immagine circolata in questi giorni sui principali media internazionali passata colpevolmente sotto traccia, quasi casuale, ininfluente a capire la mentalità perversa del killer di Charleston. Quella di Dylann Storm Roof che da fuoco alla bandiera degli Stati uniti. Per chi ignora le correnti profonde della politica statunitense, una manifesta contraddizione. Invece è una delle chiavi di lettura principali per capire una parte dell’odio suprematista bianco pienamente in vigore negli Usa. In via teorica il razzismo bianco dovrebbe difendere una presunta purezza della nazione e della sua etnicità, mentre qui il razzismo viene declinato in critica dell’origine statale-nazionale. Letta tramite chiavi interpretative europee, la politica Usa è una politica “di destra”, imperialista, neoliberista, nazionalista, eccetera (e infatti lo è). Il problema è che la federazione in Stati, la nascita stessa dell’unione, la spinta neoliberista, il processo di globalizzazione, negli Usa sono sempre state caratteristiche fondanti quella che dovrebbe essere la “sinistra”, il Partito democratico, non a caso definito laggiù “liberal” (mentre da noi liberal dovrebbe connotare un’impostazione politica più vicina alle destre che alle sinistre). E’ la sinistra che da sempre è stata portatrice di quella politica di destra, non la destra repubblicana.

Negli Usa la destra repubblicana è la destra anti-statale, quella avversa al dominio centrale di Washington, la destra anti-tasse, quella per cui l’unione in un’unica federazione è *il problema*, non la soluzione. Il parallelo con quanto sta avvenendo in Europa è più che mai calzante. E’ la sinistra liberal europea, quella socialista o post-socialista, la protagonista del processo di costruzione dell’unione tra Stati; è la sinistra liberal europea la rappresentante più coerente dei grandi capitali transnazionali; è la sinistra liberal europea l’alfiere dell’abbattimento del vecchio modello di relazioni industriali in favore del nuovo dogma neoliberista; è il pensiero “di sinistra”, apparentemente democratico, il collante ideologico del processo di accentramento. Nella Ue, come da due secoli negli Usa, non aver compreso questa dinamica sta portando la lotta a questa Unione europea ad essere cavalcata dalle destre di ogni risma populista. La paura di apparire come “sovranisti” impedisce alla sinistra radicale di rompere con questa Ue, di smascherare la costruzione europeista come funzionale al capitalismo transnazionale e dunque irriformabile dall’interno. Il paradosso, similare nella Ue quanto negli Usa, è che ad essere “antieuropeisti”, così come “antiamericani”, sono oggi le destre estreme, invece che le sinistre, che dovrebbero invece comprendere le ragioni di questo rifiuto da parte delle popolazioni vittime dell’accentramento politico-economico. L’aver lasciato alle destre la rappresentanza politica della lotta a Washington ha portato le sinistre statunitensi all’afonia, all’impossibile rappresentanza di qualsivoglia ipotesi di rottura radicale con il neoliberismo made in Usa. Se la sinistra politica s’intesta la rappresentanza di un orizzonte evolutivo di destra, le ragioni della sinistra scompaiono o vengono fagocitate implicitamente in forma alienata (ad esempio il razzismo come forma di difesa dall’impoverimento economico causato dal fenomeno migratorio), e le masse proletarie rifluiscono o nell’ideologia antipolitica o vengono risucchiate nella reazione razzista.

Negli Usa sono le fasce proletarie completamente dis-integrate ed escluse da ogni possibile partecipazione alla cosa pubblica ad essere avverse al controllo di Washington, e questo sembra essere il modello della futura Ue. Un’unione che produce un’unica grande frattura politica: chi difende il processo federalista e chi lo combatte. La lotta a tale processo, che dovrebbe contraddistinguere le sinistre radicali dei paesi europei, viene lasciata al campo delle destre populiste, razziste, piccolo-borghesi. Esattamente come negli Usa, siamo nella paradossale situazione per cui l’opposizione al neoliberismo europeista avviene da destra, mentre la sinistra costruisce o legittima culturalmente il processo di accentramento (anche criticandolo, portando avanti l’assunto che, in ogni caso, meglio dentro che fuori la Ue). L’esempio Usa dovrebbe anche illuminarci sui danni che tale processo genererebbe se lasciato a se stesso. Quello di un rifiuto dello stato di cose presenti cavalcato dalle destre, mentre le sinistre s’incaricano di cementare il consenso europeista legittimandolo, appunto, da sinistra, quindi venandolo di democraticità o progressismo. Questa una delle contraddizioni principali oggi da sciogliere, onde evitare, nel prossimo futuro, di avere anche da noi seguaci di Dylann Storm Roof che bruciano la bandiera Ue dopo aver accoppato qualche migrante in lotta come lui per uscire da una povertà connaturata alla costruzione del sovrastato europeo.

Fonte: http://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/5383-militant-quellantiamericanismo-lasciato-alle-destre.html

2 commenti per “Quell’antiamericanismo lasciato alle destre

  1. maurizio barozzi
    6 Luglio 2015 at 19:19

    UN ARTICOLO MOLTO INTERESSANTE.
    Occorre però considerare che gli Stati Uniti D’America sono una nazione da sempre marcia, preda di lobby Finanziarie che , a metà dell’ottocento , la elessero, per le sue ricchezze, patria di adozione. Negli USA tutto è falso e tutto è manipolato dai mass media proprietà della grande finanza.
    In America destra e sinistra sono due facce di una stessa medaglia: il potere detenuto dalle power èlites delle lobby su richiamate.
    I presidenti, pur detenendo parte del potere esecutivo, sono sempre fantocci in mano a queste lobby che li finanziano e li gestiscono. Quando sgarrano ci sono gli scandali a farli fuori (come il Watergate orchestrato dai giornali della grande finanza), o l’assassinio come con Lincoln e Kennedy.
    Queste potentissime lobby raccolgono e manipolano due diverse caratteristiche di persone: quelle di indole conservatrice e quelle di indole progressista, ma tolto questo, tutto il resto ha gli stessi presupposti politici.
    Basti considerare che fino a quando non sono diventati la sola vera grande potenza del pianeta, ovvero dopo la caduta del muro, negli USA, immancabilmente si riproduceva lo stesso inganno: Le grandi guerre, importanti, di conquista, sempre spacciate come crociate del bene contro il male, venivano dichiarate da Presidenti democratici, mentre la razzia, la gestione delle vittorie e l’isolazionismo venivano gestiti dai repubblicani.
    Il giochetto sempre gestito dai mass media, che andava in parallelo con le false flag, utilizzate per avere la scusa di aggredire nazioni, era sempre quello: i democratici si facevano carico della “crociata”, dando da bere all’opinione pubblica che, se delle “colombe”, come i democratici, avevano dichiarato guerra, evidentemente questa era sacrosanta. Ai falchi repubblicani veniva invece lasciata la gestione della vittoria.
    Un infame giochetto per compattare tutto un popolo, con istinti criminali, ma pregno di ipocrisia e fondamentalismi religiosi.
    In Italia, aver lasciato alle Destre di cavalcare l’antiamericanismo, che non può che essere falso, visto che le destre sono connaturate al sistema occidentale, dimostra il tragico fallimento del comunismo e il suo precario vecchio antiamericanismo.

  2. armando
    7 Luglio 2015 at 13:28

    Cosa dice in sostanza l’articolo? Che in USA, ma ormai anche nell’UE, i concetti di dx e sx non significano più nulla nella sostanza, sono due facce della stessa medaglia. E così sono percepite dall’opinione pubblica. Ora, senza stare ad analizzare perchè la “sinistra” si è fatta risucchiare ad essere il principale supporto ideologico e culturale del capitalismo in questa sua fase, bisognerebbe ripartire da dove l’articolo si ferma. Parla di paura del sovranismo, ma cos’è se non rimanere abbarbicati al vecchio concetto di internazionalismo proletario? Sennonchè questo non esiste più e quando è esistito è stato un fenomeno comunque circoscritto. Contunuare con questo abito mentale, però, significa solo fare da supporto all’internazionalismo esistente, quello del capitale. E non è un caso che molti Neocon americani, quella dell’esportazione della democrazia, siano stati trotksisti da giovani. Allora si al sovranismo, ma direi meglio al patriottismo, con una importante precisazione, però. Sovranismo nazionale e patriottismo, devono essere declinati in modo diverso dai nazionalismi aggressivi ottocenteschi, e devono incorporare in sè il riconoscimento delle diverse culture dei diversi popoli, prese nel loro insieme di credenze, usi, tradizioni, si condividano del tutto o meno. Altrimenti quei concetti non funzionano e non mordono, perchè non possono essere limitati alla sola economia, lasciando praterie immense al capitale per tutto il resto. E’ proprio da quel resto, d’altronde, che gli Usa hanno iniziato a omologare il mondo, quando ancora gli interessi economici erano divergenti. Musica, pop art, cinematografia, telefilm, fumetti, (fra l’altro tutti ben fatti tecnicamente)creano e forgiano l’immaginario collettivo in modo potente, e arano e seminano il terreno.
    Gli esiti sono evidenti. La Russia si è salvata grazie al fatto che a)Stalin non aveva smobilitato su questo piano e b)Putin ha bloccato l’eltsinismo.
    E dunque, ben venga una sinistra sovranista che voglia contrapporsi alla destra populista per non lasciarle il monopolio dell’antiamericansimo, ma dovrebbe per prima cosa interrogarsi sul concetto di sovranità e sui suoi contenuti, e per seconda prendere atto che, se il novecento è stato (anche) il secolo delle rivoluzioni, il XXI non lo sarà (prevedibilmente). Non significa buttare a mare quelle esperienze di sconfitta strategica costellate da battaglie vittoriose, ma riflettere sulle sue manchevolezze e soprattutto sul modo col quale oggi si manifestano nel mondo le contraddizioni del capitale.

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