Il proletariato e il suo imborghesimento

Pubblichiamo volentieri questo stralcio di una lezione del Professor Stefano Garroni, purtroppo scomparso alcuni anni fa, che ci viene inviato dagli amici e dai compagni del Collettivo di formazione marxista “Stefano Garroni”. E’ bene precisare che questi incontri seminariali non erano mai rigorosamente indicativi dell’argomento trattato, poichè il tono colloquiale delle lezioni di Stefano Garroni e la stessa natura degli incontri (una serie di seminari collettivamente autogestiti finalizzati alla formazione marxista di quadri comunisti) facevano sì che la sua esposizione, fatta a braccio e sovente improvvisata, non fosse mai sistematica (come sarebbe stata in un intervento scritto) né circoscritta all’argomento richiamato nel titolo, ma sempre disponibile ad allargarsi ad ulteriori tematiche, inizialmente non previste e spesso suggerite dagli interventi degli altri compagni che lo seguivano nei seminari.

 

“C’è stato un periodo in cui andava di moda polemizzare contro il neomarxismo. Va beh, c’erano alcuni fregnoni che si dicevano neomarxisti ma l’espressione neomarxismo non va rifiutata: il marxismo non può che essere sempre neomarxismo, altrimenti è dogma. (Stefano Garroni)

 

Domanda: Quando si dice che il proletariato si è imborghesito, non si dice una falsità, ma il fatto che in virtù di una evoluzione o ridistribuzione del reddito o delle politiche sociali, per le quali dobbiamo anche ringraziare lo stesso movimento comunista in Italia, i proletari di un tempo sono diventati piccoli borghesi. Dove voglio arrivare? Noi siamo qui a formarci una coscienza di quello che significa essere comunisti, ma nel momento in cui storicamente una determinata classe si è imborghesita, da dove deve ripartire il discorso sulla presa di coscienza? Marx aveva individuato storicamente nel proletariato la classe in un determinato periodo della società storica, in un determinato periodo di evoluzione del capitalismo, aveva individuato nel proletariato la classe che avrebbe – con una presa di coscienza collettiva – rivoluzionato la società, quindi una società più giusta, una società comunista. Ma attualmente le cose, in occidente, come stanno?

 

Stefano Garroni: La domanda è espressa con estrema chiarezza, e non ti meraviglierai se la risposta è molto più complicata della domanda, perché 1) non te ne avere a male, ma tu sicuramente non hai letto alcuni testi (per esempio La condizione della classe operaia in Inghilterra di Engels), in cui quello che chiami ‘fenomeno di imborghesimento’ viene esattamente presentato a proposito della classe operaia inglese che segue le Trade union, e vengono individuate le nuove trade unions che raccolgono gli strati più bassi del proletariato e che svolgono una funzione anti imborghesimento.

Voglio dire che in realtà questa faccenda dell’imborghesimento della classe operaia è una faccenda che appartiene a tutta la storia del capitalismo, non è un fenomeno attuale. Addirittura per Marx, per Lenin, è del tutto chiaro che il proletario in quanto tale, se non ha coscienza di classe è un qualunque piccolo borghese. Il grande ruolo del partito sta proprio in questo: il processo di trasformazione del proletariato in classe è un processo molto complesso e la funzione del partito – e quindi anche i danni che un partito che operi male può procurare da questo punto di vista -, è di grande importanza, per questo la riflessione sul partito è di grandissima importanza.

2)Marx, che come sai non ha mai scritto né il secondo, né il terzo, né il quarto libro de Il capitale, ma ha scritto migliaia e migliaia di pagine cercando di arrivare a scrivere i volumi de Il capitale e poi gli editori successivamente (Engels, Kautsky, Bernstein) hanno cercato di sistemare le cose e hanno tirato fuori il secondo libro e il terzo libro, però lasciando fuori migliaia e migliaia di pagine, e per esempio uno dei meriti della nuova MEGA è proprio quello di abbandonare la faccenda del primo e secondo libro (perché del primo libro Marx ha [curato] quattro versioni diverse) e raccogliere il materiale così come Marx lo ha elaborato, a livelli diversi di elaborazione, e allora si vede anche una complessità molto maggiore del suo pensiero, il fatto che lui afferma una cosa poi torna indietro e ci ripensa. Come nelle pagine di Lenin: tu hai visto che quando Lenin fa politica lancia una parola d’ordine, poi la verifica, la controlla, la modifica ecc.

Ora, alcune delle pagine scritte da Marx nell’epoca in cui lavorava per Il capitale, furono in Italia pubblicate prima di tutto dalla Nuova Italia sotto il titolo di Capitolo VI inedito de Il capitale, libro I.

 

Stefano Garroni: In questo piccolo libricino, molto interessante e molto utile, oltre al problema delle macchine che è un problema centrale, c’è esattamente una risposta alla domanda: “Che cos’è il proletariato moderno?”

Il Capitolo VI inedito prima di tutto fu pubblicato dalla Nuova Italia, poi fu pubblicato dalla Newton Compton e mi pare che ne esita anche un’edizione di Einaudi, però non so se si trovano più.

Appunto, Marx elenca che cos’è il proletariato moderno: l’ingegnere di produzione, l’architetto che lavora in diretto contatto con la produzione, l’operaio specializzato, cioè tutta una serie di figure moderne che hanno una caratteristica centrale, cioè che combinando il loro lavoro con quello degli altri, valorizzano il capitale. Cioè in sostanza il proletariato è quell’insieme di figure che trasformando il proprio lavoro individuale in lavoro collettivo, cioè lavorando all’interno della fabbrica in sostanza, consentono che il capitale iniziale di cento divenga capitale finale di centodieci.

Capisci che con questo tipo di definizione – proletariato moderno è quella figura sociale che con il suo lavoro valorizza il capitale -, tu hai fatto fuori tutte le rappresentazioni rozze per cui il proletariato è fatto da quelli con la fronte bassa, che sono ignoranti, che hanno le mani pesanti, che parlano in dialetto, che sono i contadini russi.

Questo noi lo dobbiamo capire molto bene: ad un certo momento il movimento comunista ha subìto questa sterzata. Nei paesi a capitalismo avanzato ha vinto la socialdemocrazia tra gli operai, il comunismo si è affermato nei paesi arretrati e questo ha determinato tutto un capovolgimento delle categorie marxiste e anche l’affermazione di questa immagine del proletariato rivoluzionario, appunto, il bruto con le mani pesanti.

Se aggiungi a questo il culto infame della pratica, cioè: “Non rompere tanto le scatole, il partito non è un accademia di discussione, ma agisci, fai!”, cioè: “Io dirigente decido e tu non rompi le scatole e fai”, allora hai sempre di più l’immagine del rivoluzionario come uomo pratico e non quello che perde tempo a ragionare! Ma tu pensa per esempio all’operaio che lavora con i computers: questo deve ragionare, deve sapere un sacco di cose. Cioè la figura moderna del proletariato è legata alla moderna tecnologia, quindi tutto un altro tipo di personaggio rispetto al rozzo contadino russo che improvvisamente è divenuto operaio.

E quindi ecco la grande rivoluzione per i comunisti: sarebbe finalmente scoprire la scienza moderna, la tecnologia moderna e le organizzazioni moderne di fabbrica, la quale – stai attento – non è come noi l’immaginiamo: il proletariato nelle sue forme più brutali è orientato, non [divenuto]: la fabbrica di Torino o di Ottawa, oggi invade zone del mondo (Europa dell’est, Asia, Africa) e raccoglie a lavorare sotto di sé masse enormi di lavoratori senza qualifica, senza nessuna storia scolastica, e sottoposta a livelli di sfruttamento assoluto e non relativo.

Allora bisogna capire che il sistema capitalistico organizza il proletariato in strati diversi e la spocchia nostra europea – così come noi pretendiamo di insegnare agli altri come organizzare il rapporto con le donne per cui alla fine viene favorito anche l’attacco ai talebani – fa si che il proletariato moderno è quello occidentale, dimenticando che il proletariato occidentale per esempio è fatto ormai da una gran parte di lavoratori precari, senza qualifica, senza prospettiva, senza destino.

Quell’immagine della fabbrica con l’operaio tutto quanto ben vestito, colto, ecc., questa è finita! Ed è curioso che noi ritiriamo fuori queste cose quando proprio lo sviluppo del capitalismo ha fatto riemergere questa massa enorme di proletariato rozzissimo e ha distrutto per esempio il contratto nazionale, la sicurezza sul lavoro, determinando un impoverimento professionale, quindi dequalificando il proletariato.

Io non credo che noi avremo difficoltà a trovare la base sociale. Sai la difficoltà nostra qual è? Sono i comunisti che non ci stanno! Questo è il punto!

Tu sai che esiste una parte del partito comunista iracheno che ha rotto con il partito ufficiale e si è schierato con la guerriglia? Lo sai o no?

 

Intervento: No, non lo sapevo.

 

Stefano Garroni: E non lo sai perché la Rinascita di Cossutta non te l’ha mai detto, perché è schierata con il partito ufficiale appoggiato dagli americani.

 

Intervento: Però è una notizia vecchia questa …

 

Stefano Garroni: Ehhhh! Vecchia, vecchia! Ancora più grave! Noi abbiamo un movimento comunista impegnato nella lotta contro l’imperialismo! Impegnato con le armi! E che diavolo i comunisti […]

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