Omicidio leader di Hamas a Beirut e attentato in Iran: USA e Israele all’attacco

Chiunque siano gli autori materiali dell’attentato terroristico avvenuto in Iran, è evidente che i mandanti sono da ricercare a Tel Aviv, Washington e forse Londra, al di là, ovviamente, delle scontate e retoriche dichiarazioni di condanna da parte dei rispettivi governi.  Anche il luogo e la tempistica non sono casuali. La strage è avvenuta durante la cerimonia in commemorazione del generale Qassem Soleimani,  popolarissimo e carismatico comandante dei Pasdaran iraniani, ucciso esattamente quattro anni fa in un raid americano all’aeroporto di Baghdad.

Possiamo formulare alcune ipotesi. Innanzitutto l’attentato è avvenuto a poche ore di distanza dal bombardamento israeliano all’ufficio di Hamas a Beirut dove è rimasto ucciso Saleh al-Arouri, uno dei massimi dirigenti politici dell’organizzazione palestinese. La decisione di colpire in un altro paese, il Libano, cuore e patria di Hezbollah, non è ovviamente casuale. Israele vuol fare capire che non ci sono limiti alla sua azione militare, ed è anche un modo per tastare la reazione del movimento di liberazione nazionale sciita libanese e, indirettamente, dell’Iran. L’assassinio del dirigente di Hamas può essere ufficialmente rivendicato da Israele, a differenza della strage in Iran la cui rivendicazione significherebbe l’apertura ufficiale del conflitto con l’Iran e questo, naturalmente, non lo vogliono neanche gli Stati Uniti. Anche in questo caso, a mio parere, si vuole saggiare il terreno, capire quale sarà o potrebbe essere la risposta iraniana. Nello stesso momento entrambi gli atti terroristici costituiscono, nell’intenzione di chi li ha posti in essere, un tentativo di intimorire sia Hezbollah che l’Iran.

La mia opinione è che né Hezbollah né tanto meno l’Iran risponderanno con azioni militari di altrettanta potenza. E questo per varie ragioni. La prima è che gruppi dirigenti avveduti (nonostante le sciocchezze propagandistiche diffuse dai media occidentali)  come quelli dell’Iran e di Hezbollah non lasciano che siano i nemici a scegliere il luogo, i tempi e le modalità dell’ingaggio. La seconda, direttamente collegata alla prima, è che, al momento, non hanno interesse ad acutizzare (più di quanto già non lo sia) lo scontro con Israele, puntando invece ad un suo logoramento. Una risposta rabbiosa, del resto, oltre a fare il gioco degli israeliani e soprattutto degli americani,  potrebbe indebolire, anche indirettamente, le relazioni con altri paesi dell’area mediorientale e in particolare con l’Egitto, che ha già fatto sapere – in seguito all’uccisione del leader di Hamas, Arouri – che abbandonerà il suo ruolo di mediazione fra Israele e le organizzazioni palestinesi. L’Egitto ricopre un ruolo molto importante in questa fase, intanto perché è il paese direttamente confinante con la Striscia di Gaza, e poi perché è quanto meno ipotizzabile che alcuni dei tunnel scavati sotto la Striscia – fondamentali per gli approvvigionamenti e i rifornimenti di ogni genere – sbocchino in territorio egiziano. Se l’Egitto fosse messo nelle condizioni di doverli chiudere in seguito ad una pressione da parte degli USA e della NATO, per la resistenza palestinese significherebbe la fine. E la sconfitta militare di Hamas sul campo è ciò che, ovviamente, sia Hezbollah che l’Iran devono fare di tutto per scongiurare.

Chi ha, dunque, interesse ad esasperare la tensione? In questa fase sicuramente Israele che è entrato in una logica di guerra di medio-lungo periodo ma che deve fare di tutto per accorciare i tempi, proprio per evitare un suo logoramento. E’ da ricordare che quello di Gaza è già il conflitto più lungo che lo stato sionista sta affrontando fin dalla sua nascita. A differenza però degli altri (guerra del ’67, guerra dello Yon Kippur e in parte quella in Libano) che erano conflitti convenzionali, cioè fra eserciti contrapposti, Israele si trova ora ad affrontare una cosiddetta “guerra asimmetrica”, non convenzionale, contro una guerriglia organizzata e radicata nel suo territorio. Al di là delle sua oggettiva ed enorme superiorità militare e di potenza di fuoco, affrontare una guerriglia molto motivata che pratica il mordi e fuggi è completamente diverso e molto più logorante che affrontare un esercito regolare. Ammesso anche – come alcuni analisti sostengono – che Israele abbia sostanzialmente lasciato fare Hamas lo scorso 7 ottobre per avere il pretesto di scatenare la guerra, conquistare quanto meno una parte della Striscia e tendenzialmente avviare una sorta di soluzione finale per i palestinesi puntando a scacciarli definitivamente dalla loro terra (processo che è comunque oggettivamente in corso), è bene rilevare che le cose si sa come cominciano ma non si può mai sapere come possono evolversi.  Penso che lo stesso Israele – e quindi anche gli stessi Stati Uniti – stiano navigando a vista in questa fase. Sarà il corso degli eventi sul campo a condizionare e a determinare le cose.

E’ quindi fondamentale che i palestinesi resistano. La resistenza palestinese infatti, al di là della sua ragion d’essere a prescindere da qualsiasi considerazione di natura geopolitica, sta assumendo, magari anche suo malgrado, una importanza fondamentale proprio dal punto di vista del processo in corso verso il cosiddetto mondo multipolare. La sconfitta sul campo del popolo palestinese – che sembrava essere stato ridotto al silenzio negli ultimi quindici anni e aver perso centralità strategica nel quadrante mediorientale e non solo – significherebbe una battuta d’arresto del processo di cui sopra e ovviamente la vittoria di Israele e soprattutto degli USA, i quali, dopo le sconfitte subite in Afghanistan e in Siria, devono fare di tutto per tornare ad essere egemoni non solo nell’area mediorientale ma in tutto il mondo.

Israele colpisce a Beirut e uccide il numero 2 di Hamas - Notizie - Ansa.it

Fonte foto: Ansa (da Google)

2 commenti per “Omicidio leader di Hamas a Beirut e attentato in Iran: USA e Israele all’attacco

  1. Giulio larosa
    5 Gennaio 2024 at 12:13

    Isisraele puntualmente all opera. Una grave colpa è dei russi se iran siria e libanesi devono subire con pazienza che non hanno fornito a siria e iran i sistemi anti aerei ss400 che invece hanno prontamente dato ai turchi e agli indiani. Con una contraerea efficiente x isisraele e i servi usa è la fi e di una superiorità aerea che è la sola che gli permette ancora di spadroneggiare

  2. Piero
    5 Gennaio 2024 at 15:30

    Ora è chiaro ai più della Brexit del 2020 (prima della pandemia guidata).

    Si voleva ricompattare il mondo anglosassone (ed aver messo a capo, fittizio, della UE un agente la VdL, la cui famiglia discendente di schiavisti nord europei, è prona alle logge Nordeuropee) e ridurre la stessa UE al loro servizio (più comodo avere un’unica entità da corrompere in luogo di n stati coerentemente con la razionalità del mondo capitalista).

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