Nel Manifesto del 21 gennaio [2004], leggo un articolo di S. Zizek, che mostra certamente la perdita di fiducia in sé di certa cultura, che è stata detta post-moderna (e della quale, per altro, Zizek fu esponente), ma anche mostra gli equivoci e le incertezze che ancora impacciano tale movimento autocritico. Ad es., Zizek spiega la distinzione, che anche Lenin fece fra libertà formale e libertà sostanziale, attribuendo allo stesso Lenin questa tesi: si ha libertà solo formale, quando io sia chiamato a scegliere fra alternative, in realtà prefissate, perché il comportamento del cittadino (quale esso sia) deve, comunque, attenersi entro certi limiti prefissati e invalicabili. Naturalmente la libertà sostanziale o reale sarebbe, invece, quella che mette in questione proprio i cosiddetti ‘limiti invalicabili’.
In realtà, questa tesi non è attribuibile a Lenin, per la semplice ragione che, da buon allievo di Hegel e di Marx, egli sapeva perfettamente che qualunque tipo di organizzazione sociale, fondata sulla differenza di classe e –dunque- dotata di una struttura politico-statuale, è finalizzata oggettivamente alla difesa di un tipo determinato di proprietà.
Il che significa che in qualsiasi società, che conosca differenze di classe, sempre il cittadino è chiamato (quando lo è) a scegliere fra alternative, contenute entro un limite invalicabile. Questo è vero per il capitalismo, ma anche per il socialismo.
Se si capisce questo, si capisce anche un altro elemento del pensiero di Lenin che, invece, risulta ostico a Zizek: di fronte a discorsi sulla libertà, Lenin si permetteva di chiedere “libertà per chi?”.
L’interrogativo leniniano è sensatissimo e può essere riesposto nei seguenti termini: questo determinato ordinamento della libertà è funzionale al mantenimento di quale regime proprietario?
Naturalmente plaudo alla chiusa dell’articolo di Zizek, che è tale da sottolineare un fondamentale aspetto dell’attualità di Lenin. Tuttavia, mi sembra fondamentale rimarcare che non aver chiarezza sui due punti, che ho sottolineato, di fatto conduce a limiti ed esitazioni (anche politici), non so quanto lontani dalla cultura post-moderna.
